Canto XXXI
Personaggi
Dante
Stazio
Matelda
Beatrice
Luogo
Eden o paradiso terrestre, sulla cima del monte del Purgatorio.
Trama
Beatrice impone a Dante una confessione. Turbato e confuso, finalmente egli ammette la propria colpa, seguito da pianto e singhiozzi.
Beatrice lo incalza con delle domande. La prima riguarda quali ostacoli gli hanno impedito di seguire il cammino verso Dio, iniziato attraverso l'amore per Beatrice, o quali attrattive di beni minori lo hanno fatto deviare. Dante ammette che sono stati i falsi piaceri delle cose presenti ad attrarlo dopo la morte di lei.
Beatrice insiste nella requisitoria con un fine pedagogico: fare in modo che Dante, vergognandosi adesso, sappia in futuro resistere al canto delle sirene. Gli spiega che, alla sua morte, avrebbe dovuto distaccarsi dalle cose mortali, imparando dalla caducità di un bene la transitorietà di tutti gli altri, e non farsi attrarre da altri amori.
Levando lo sguardo, Dante vede Beatrice rivolta verso il grifone dalle due nature; la sua bellezza è superiore a ogni bellezza umana. La contrizione di Dante è completa: ora odia tutto ciò che aveva erroneamente amato. L'impatto emotivo è così forte che sviene.
Quando riprende i sensi, Dante trova Matelda china su di lui. Ella lo fa entrare nel Lete; al canto del Salmo 50, Matelda lo immerge e gli fa bere l'acqua del fiume. Uscito dall'acqua, Dante viene avvicinato alla danza delle quattro virtù cardinali, che gli promettono di condurlo da Beatrice, mentre le tre virtù teologali gli permetteranno di vedere con più chiarezza. Portato di fronte a Beatrice, che sta in piedi davanti al grifone, Dante si sente invitato a guardarla negli occhi.
Dante vede il grifone riflettersi negli occhi di Beatrice, ma lo vede cambiare continuamente forma, il che lo lascia perplesso. Mentre le virtù danzano, si avvicinano a Beatrice e, cantando, invitano Dante a guardarla fisso, sostenendo che qualunque altro sforzo sarebbe vano a descrivere ciò che vede.