Canto XVIII Inferno
- Gerione
- Demoni coruti armati di frusta
- Venemico Caccianemico
- Giasone
- Alessio Interminelli
- La prostituta Taide
Luogo
- 8 cerchio, prima malebolgia
Peccatori, pena e contrappasso
- In questo canto sono puniti i ruffiani e i seduttori per contro proprio e per contro altrui, sono condanati ad essere frustati e orturati dai dei demoni che li fanno correre implacabilmente, i dannati sono suddivisi in due file e corrono nei due sensi opposti della bolgia, una fila seguendo il bordo esterno e l’altra qello interno.
Trama
Al luogo in cui Dante e Virgilio sono appena stati depositati da Gerione il poeta dà il nome di Malebolge. E l'ottavo cerchio, quello che raccoglie i peccati di frode. Esso ha l'aspetto di un castello con mura, fossati e ponticelli che li attraversano. Invece di svilupparsi verso l'alto, tuttavia, questa fortificazione demoniaca ha al centro un pozzo. I viandanti si volgono a sinistra e iniziano a seguire il primo fossato.
Sul fondo della bolgia si vedono due schiere di peccatori che procedono in senso inverso. Il doppio senso di circolazione ricorda lo stratagemma adottato dai romani per regolare il traffico dei pellegrini sui ponti da e verso il Vaticano durante il Giubileo dell'anno 1300. Alcuni demoni armati di frusta non danno tregua ai peccatori, che fuggono incessantemente davanti a loro. Tra i ruffiani, che costituiscono il primo gruppo di dannati, Dante riconosce Vendico Caccianemico, un bolognese, che denuncia il proprio peccato come tipico della città da cui proviene.
I viandanti raggiungono il ponte che varca il fossato e dall'alto di quello Dante ha la possibilità di guardare in volto l'altra schiera di dannati, quella dei seduttori. Tra loro spicca Giasone, che durante il viaggio alla conquista del Vello d'oro aveva sedotto prima Isifile e poi Medea.
Dante e Virgilio raggiungono il margine della bolgia successiva e da li subito salgono sul ponte che l'attraversa. L'oscurità è infatti troppo fitta per vedere cosa contenga questa nuova fossa. Dal fondo provengono lamenti e un odore terribile: i peccatori infatti sono immersi in un'atroce morsura di sterco. È una punizione appropriata per le lusinghe che avevano sparso da vivi. Tra loro Dante riconosce Alessio Interminelli, un lucchese, e scambia con lui qualche battuta. Subito dopo Virgilio indica a Dante un personaggio classico. Si tratta di Taide, un'etèra che compare in una commedia di Terenzio, resa famosa da una troppo lusinghiera risposta data a uno dei suoi clienti. Sull'immagine di questa donna - sporca, affondata in un lago di feci, con i capelli scarmigliati, istupidita e insieme irrequieta - si chiude il canto.